lunedì 22 dicembre 2014

INTER-LAZIO 2-2

domenica 21 dicembre 2014

Serie A Inter, che rimonta! Con la Lazio finisce 2-2

Ospiti avanti nel primo tempo con una doppietta di Felipe Anderson. Nella ripresa la squadra di Mancini rimonta grazie ad una magia di Kovacic e a Palacio che torna al gol dopo 225 giorni  
Serie A Inter, che rimonta! Con la Lazio finisce 2-2© Foto Pegaso
MILANOGol ed emozioni a San Siro. L'Inter di Mancini, sotto di due gol contro la Lazio, riacciuffa per i capelli un match che sembrava segnato e se ne va in vacanza con un 2-2 che smuove poco la classifica ma regala continuità al suo cammino in campionato dopo il successo contro il Chievo di lunedì scorso. Grande il rammarico per gli uomini di Pioli che, con Klose in campo dal primo minuto e trascinati da un Felipe Anderson incontenibile (doppietta per lui), non riescono a chiudere con il botto il 2014 e si devono accontentare di un terzo posto in classifica in coabitazione con Napoli e Sampdoria. 

PRIMO TEMPO, SOLO LA LAZIO
Il primo tempo dell'Inter è da incubo. Neanche il tempo di mettere la palla al centro che la Lazio è già avanti. Felipe Anderson raccoglie al meglio un cross di Radu e insacca il pallone alle spalle di Handanovic. Siamo al 2' e Mancini è già costretto ad inseguire. I nerazzurri non ci sono, gli attaccanti trovano pochissimi palloni, il centrocampo è in totale controllo della Lazio. Per assistere al primo vero tentativo nerazzurro si deve attendere il 20' con un tiro di Nagatomo deviato da De Vrij a fil di palo. E' solo una parentesi in mezzo al deserto. La Lazio controlla il gioco manovrando con disinvoltura e raggiungendo il meritato raddoppio al 37' con una grandissima discesa di Felipe Anderson che si fa metà campo palla al piede e poi batte Handanovic con un preciso rasoterra. E' il 2-0 che sotterra le speranze di un'Inter sempre più anonima. Mancini prova a lanciare un segnale alla squadra cambiando Dodò (in evidente confusione) per Medel. Il risultato però non cambia. Si va al riposo sul 2-0 per un'ottima Lazio.  

RIPRESA, CHE RIMONTA DELL'INTER!
Nella ripresa lo spartito cambia. L'Inter torna in campo più determinata e 'cattiva'. Pioli toglie uno stanco Klose per inserire Djordjevic al 60'. Icardi e Kuzmanovic sfiorano il gol con due conclusioni che Marchetti devia da campione. Mancini scuote i suoi, San Siro si rianima. I nerazzurri cingono d'assedio una Lazio stanca e meno lucida del primo tempo. Kovacic riaccende il match con una magia al volo al 66': conclusione potentissima dal limite con palla sotto il sette (primo gol a San Siro per il giovane talento nerazzurro). E' l'1-2 che cambia tutto. Adesso è l'Inter a dominare, con i biancocelesti in apnea. Pioli mette Onazi per Lulic, Mancini risponde con il giovane Bonazzoli al posto di un fischiatissimo Guarin. All'80' arriva l'aggancio: punizione dalla sinistra, D'Ambrosio spizza di testa in area laziale e Palacio sotto misura non sbaglia, sbloccandosi dopo 225 giorni di astinenza. Passano due minuti e solo un miracolo di Marchetti su un colpo di testa di Kovacic impedisce all'Inter di realizzare il clamoroso sorpasso. Finisce in parità una partita che poteva regalare un Natale migliore ad entrambe le squadre.
  

sabato 20 dicembre 2014

inter tricolore



Formazione inter 2014

PORTIERI Samir Handanovic1 Juan Pablo Carrizo30 Tommaso Berni46 Davide Costa95
 DIFENSORI Cicero Moreira Jonathan2 Juan Jesus5 Marco Andreolli6 Hugo Armando Campagnaro14 Nemanja Vidic15 Pires Ribeiro Dodò22 Andrea Ranocchia23 Giacomo Michele Sciacca24 Ibrahima Mbaye25 Danilo D'Ambrosio33 Isaac Donkor54 Yuto Nagatomo55 Federico Dimarco93 Guy Eloge Koffi Yao94 CENTROCAMPISTI Mateo Kovacic10 Guarin Vasquez Fredy Alejandro13 Zdravko Kuzmanovic17 Gary Alexis Medel Soto18 Joel Chukwuma Obi20 Rene Krhin44 Anderson Hernanes88 Yann M'Vila90 Andrea Palazzi96 ATTACCANTI Pablo Daniel Osvaldo7 Rodrigo Palacio8 Mauro Emanuel Icardi9 Enrico Baldini92 Federico Bonazzoli97






1996-1997 Coppa Italia - Juventus vs Inter 0-3

martedì 2 dicembre 2014

La vera storia ..

Ultimo incontro:
CAMPIONATO - VIII° giornata
Cesena, 27 ottobre 2014
Cesena - Inter 0-1
Cesena: Leali, Capelli, Volta, Lucchini, Renzettin Cascione, De Feudis, Giorgi (75' Rodriguez), Garritano (31' Agliardi), Djuric (64' Hugo Almeida), Marilungo. A disposizione: Nica, Mazzotta, Carbonero, Krajnc, Magnusson, Succi, Perico, Ze Eduardo, Bressan. Allenatore: Pierpaolo Bisoli
Inter: Campagnaro, Ranocchia, Juan Jesus, Obi (69' Mbaye), Hernanes, Medel, Kovacic, Dodò, Palacio, Icardi. A disposizione: Carrizo, Berni, Andreolli, Vidic, Kuzmanovic, Puscas, Camara, Krhin, Bonazzoli. Allenatore: Walter Mazzarri
Rete: 32' Icardi (r)
Arbitro: Paolo Silvio Mazzoleni di Bergamo; Assistenti: Musolino e De Pinto; Assistenti addizionali: Guida e Nasca; IV° uomo: Giallatini
Note: spettatori paganti 22.917; ammoniti 14' Garritano, 37' Giorgi, 53' Campagnaro, 61' Volta, 86' Rodriguez, 89' Cascione; espulso al 30' Leali; angoli 3 a 2 per l' Inter; recupero pt 2', st 3'
CESENA - L'inizio dell'incontro racconta di una piccola fase di studio, ed è di Garritano il primo tiro verso la porta, al 4', la conclusione però è altissima. I nerazzurri rispondono subito, soprattutto grazie ad Obi attivo sulla destra, e al 7' il nigeriano mette un gran pallone per Dodò che arriva dall'altra fascia, colpo di testa e reazione super di Leali che nega il gol al brasiliano, prima del fischio di Mazzoleni che ferma il gioco. È un botta e risposta, con il Cesena che prova a spingere con Marilungo, Dodò chiude mettendo in angolo con una diagonale da antologia. Al 30' sale in cattedra Hernanes che spacca il campo con un'azione personale e serve Palacio con un tocco geniale e delizioso a scavalcare la difesa del Cesena, l'attaccante nerazzurro, a tu per tu con Leali, sposta il pallone e viene messo giù in area, nessun dubbio per Mazzoleni è espulsione e rigore. Sul dischetto si presenta Icardi realizza con freddezza, palla a sinistra e portiere a destra. È il vantaggio dell'Inter che però non demoralizza il Cesena che due minuti dopo si rende pericoloso con Cascione, tiro al volo e pallone di poco alto. passano due latri minuti ed è ancora Cesena: dal corner, colpo di testa di Djuric e grande risposta di Handanovic, sulla respinta, pallone che giunge a Marilungo che lo mette alto. al 45' Palacio segna con un diagonale rasoterra ma l'esultanza resta in gola, il gol è annullato per un giusto fuorigioco. È l'ultima emozione del primo tempo.
Nella ripresa aumentano gli spazi, il Cesena cerca di spingere ancora di più e al 54' Marilungo colpisce di testa in piena area di rigore, palla alta sulla traversa. Al 50' azione di Hernanes in verticale: punta De Feudis, sposta il pallone dal sinistro sul destro e tiro in diagonale, pallone che esce di poco. Al 63' azione Hernanes e Kovacic, conclusione di destro del croato e palla sul fondo. L'Inter aumenta i giri e cerca più volte il 2-0, gran diagonale di Mbaye (entrato al posto di Obi) dal limite dell'area che non trova lo specchio della porta. Il Cesena rifiata, ma cerca anche di reagire e con Cascione chiama al miracolo Handanovic. È il momento decisivo della partita e Hernanes, sempre da fuori area, mette in difficoltà Agliardi che non trattiene il pallone, sulla sfera si avventa Icardi che alza troppo e non riesce a trovare il bersaglio grosso. L'Inter controlla con la fase difensiva precisa e concentrata, il Cesena è ormai stremato e sul finire doppia occasione per l'Inter, Icardi, tutto solo, si fa respingere il tiro da distanza ravvicinatissima da Agliardi con il pallone che giunge a Palacio, pronto tiro e Agliardi ancora protagonista, siamo al 47'.

Pazza Inter Amala...

inter - i gol più belli - cuore nero-azzurro

Cuore nero azzurro

https://www.youtube.com/watch?v=B48nxmQ6sYk

lunedì 1 dicembre 2014

L’anno che l’Inter fece il triplete


Il 22 maggio 2010 l’Inter vinse la Coppa dei Campioni, dopo 44 anni di attesa. Il 22 maggio di un anno fa l’Inter entrò nella storia, centrando il Triplete. In Italia, non c’era mai riuscito nessuno. Triplete, tripletta: Scudetto, Coppa Italia, Coppa Campioni.

Quella sera la partita l’ho vista a casa, da solo. Una sofferenza privata, anche se nel tempo mi sono accorto che il mio approccio alle partite è meno devastante di un tempo. Nel tipico delirio pre-partita, in cui un tifoso dice di tutto (pare che qualcuno abbia promesso alle proprie fidanzate di sposarle), davanti allo schermo con le immagini da Madrid, penso che ormai la mia sofferenza l’ho spesa tutta durante i Mondiali del 2006. Ho talmente patito, sudato e imprecato nelle partite contro Germania e Francia, che ormai tutto il resto è una passeggiata. Eppure l’Inter in finale di Champions non l’ho mai vista e soprattutto non l’ho mai vista vincerla. Fino a quella sera, solo tante delusioni. I derby persi con il Milan, le botte da orbi a Valencia, Arrubarrena e il ‘sottomarino giallo’. Ora però il vento pare sia cambiato.

Eto'o festeggia il gol contro il Chelsea
Il girone non comincia benissimo. I nerazzurri zoppicano e nella partita a Kiev contro la Dinamo del maledetto Shevchenko la frittata sembra fatta. Poi accade che si rivede la ‘Pazza Inter’ e nel finale, del giro di pochi secondi, ribaltiamo tutto: 2-1 e qualificazione a un passo, che otteniamo il turno successivo in casa contro il Rubin Kazan il 9 dicembre 2009, nel giorno della mia laurea. A Kiev l’impresa influenza anche il commentatore di Sky Fabio Caressa, che sul secondo gol urla “si!”. Negli ottavi ci tocca il Chelsea: io dico che usciamo. All’andata 2-1 per l’Inter. Al ritorno 0-1 per l’Inter, in un’altra vittoria epica. Passiamo noi.
Nei quarti troviamo il Cska Mosca. Partita facile, si mormora, anche se tutti si affrettano a dire che sarà dura. Ma sulla carta ci è andata bene, è inutile negarlo. All’andata attacchiamo come pazzi ma usciamo da S.Siro con il minimo rislutato: Milito, 1-0. Al ritorno, in Russia, chiudiamo la pratica dopo pochi minuti: ancora 1-0. Passiamo noi. Stavolta però ci buttano fuori, penso: in semifinale dobbiamo vedercela contro il Barcellona campione uscente e che l’anno scorso ha fatto il Triplete in Spagna. La squadra di Pep Guardiola, ex giocatore dei catalani, gioca un calcio spettacolare e sembra imbattibile. La partita d’andata è a S.Siro. Ancora non lo so, non l sa nessuno, ma questa serata entrerà nella storia. Non vi racconto nulla: guardatevela. Non ho avuto la fortuna di essere lì, ma chi c’era racconta cose che voi umani…Al ritorno c’è da difendere il vantaggio. Il Camp Nou di Barcellona è una bolgia, i media e i tifosi caricano l’ambiente parlando di Remuntada. Più che una partita, una guerra. E l’Inter scende in trincea, si difende allo stremo, perde il centrocampista Thiago Motta per espulsione, prende un gol nel finale ma ce la fa.

Il 'Principe' Milito
Il 22 maggio 2010 l’Inter va a Madrid per affrontare il Bayern Monaco. In questo stadio, nel 1982, l’Italia divenne campione del Mondo contro la Germania dopo una lunghissima attesa. Anche i nerazzurri attendono da anni. Dopo aver vinto due coppe degli anni Sessanta, il buio. Ci pensa Milito, con una doppietta, a farci rivedere la luce. I nerazzurri danno l’impressione di poter controllare la partita. Lo penso anche io, anche se cerco di scacciare questo pensiero fin troppo positivo per scaramanzia. La stessa che mi porta a indossare l’uniforme della vittoria usata nei Mondiali 2006: pantaloncini blu e petto nudo. Verso la fine del primo tempo Milito fa il primo gol. La curva dei tifosi nerazzurri ruggisce, io esulto in maniera pacata: mica è finita maledetti, state giù, zitti e buoni, che la fregatura è sempre dietro l’angolo. Ho vissuto il 5 maggio, ne so qualcosa. A inizio ripresa il Bayern sfiora il pareggio, poi al minuto 70 ancora Milito: un gol da antologia. Dai, non facciamo stronzate, portiamoci a casa la coppa. L’inglese Web fischia la fine. Campioni d’Europa. Me ne renderò contro davvero solo alcuni giorni dopo.

E’ passato un anno esatto da quella sera. Da quando ho visto capitan Zanetti alzare la Coppa. E da quando decisi, nel delirio post-partita, di usare come suoneria del cellulare il commento di Roberto Scarpini di Inter Channel a fine partita. Ora è arrivato il momento di togliere quella suoneria. Il Triplete, quello no. Quello non ce lo toglierà nessuno.

Centenario: "Inter 100 anni di emozioni"


E' stato presentato oggi, presso Villa "Moratti" a Imbersago, l'almanacco ufficiale del centenario
IMBERSAGO (Lecco) - E' stato presentato oggi, presso la Villa "Moratti"provincia di Lecco, "Inter 100 anni di emozioni", l'almanacco ufficiale curato da Oliviero Toscani e pubblicato dalla c a Imbersago in asa editrice "Skira". Presenti all'evento oltre trecento giornalisti delle più importanti testate e televisioni italiane e straniere. Durante la presentazione i commenti entusiasti di Massimo Moratti, della moglie Milly e di Oliviero Toscani mentre venivano proiettate su uno schermo le immagini delle pagine dell'Almanacco.
100 anni di grandi emozioni, amore, dolore, collera, euforia, passione..., splendidamente illustrate nelle pagine del volume celebrativo ufficiale
Nata nel 1908, il 9 marzo, da un atto di ribellione, per aprire anche agli stranieri i campi del calcio di Milano. Cento anni dopo F.C. Internazionale, per tutti l'Inter, è una meravigliosa storia di uomini e di calcio, di vittorie e di stile, di passioni e di orgoglio, di ricordi e di vibrante attualità che rivivono in questo volume, dedicato all'unico club italiano mai stato in B e riconosciuto in ogni angolo del mondo non solo per i suoi trionfi e per i suoi campioni, ma soprattutto per i suoi comportamenti, ancora legati a quel primo atto di fondazione: ribelle, mai banale, ma sempre fedele alle regole dello sport.
Dal primo scudetto (che arriva dopo due anni, un mese e quindici giorni dalla fondazione: il 24 aprile 1910, presidente Carlo De Medici, allenatore-giocatore Virgilio Fossati, il primo campionissimo, il primo interista a indossare la maglia della nazionale italiana, la prima bandiera, il primo eroe: muore sul fronte della Grande Guerra) al quindicesimo, quello di tutti i record della stagione 2006-2007. Dall'era breve dell'Ambrosiana (da Sant'Ambrogio, patrono di Milano dopo esserne stato vescovo) alla maglia del centenario con lo stemma di Milano. Da Giuseppe Meazza (in arte 'Balilla', un artista in campo e fuori, un goleador impressionante, l'asso di cuori, la leggenda) a Zlatan Ibrahimovic, il genio di oggi. Dalle prediche calcistiche del tifoso dei tifosi, l'avvocato-alpino e dirigente Peppino Prisco ('a Milano ci sono solo due squadre, l'Inter e la Primavera dell'Inter') allo stile inconfondibile della famiglia Moratti, che per tutti vuol dire prima Grande Inter con il presidentissimo Angelo e poi l'Inter moderna del rinnovamento e del ritorno dei campioni e dei successi, con il figlio Massimo, che - per scelte di popolo - riporta a casa la società nel febbraio 1995.
Tante storie nella storia. I campioni, certamente, ma anche la gente comune, il tifoso anonimo che in 100 anni di storia ha costruito la sua piccola bellissima Inter e la tiene, gelosamente, nel cuore. Un amore che passa di padre in figlio, che diventa internazionale nel senso più letterario e letterale del termine. I sondaggi non possono quantificare realmente una passione, non possono spiegare il motivo per il quale, in Cina, non c'è club europeo più amato e popolare dell'Inter o per quale ragione, attraverso i progetti di Inter Campus Estero, l'Inter diventa una parola magica e apre le porte sociali ai bambini più bisognosi in Romania come in Brasile.
È la forza della storia. E ogni storia ha il suo epicentro, il suo fuoco eterno. Per l'Inter è la Grande Inter degli anni '60. Ci sono state, prima (doppio scudetto nel '53 e '54) e dopo (trionfo in rimonta del '71, dominio nel 1980, torneo da record nel 1989), tante squadre importanti, tanti campioni indimenticabili (Lorenzi e Skoglund, Nyers e Angelillo, Ghezzi e Wilkes, Boninsegna e Altobelli, Beccalossi e Oriali, Bergomi-Ferri-Zenga e Matthaeus-Brehme), ma quella di Angelo Moratti ed Helenio Herrera, quella costruita da Italo Allodi, è una poesia, un'opera d'arte che nasce il sabato 28 maggio 1955 quando il petroliere Angelo Moratti, classe 1909, sposato con Erminia Cremonesi, sei figli, diventa il 15° presidente dell'Inter avendo rilevato il club da Carlo Rinaldo Masseroni. Herrera, il 'Mago' venuto da Barcellona, più zingaro del pallone che argentino, arriva a Milano nel 1960, guadagna molto e parla tanto, predica ('vinceremo todo y contra todos'), si porta dietro uno dei più grandi fra i grandi, ovvero Luis Suarez già Pallone d'Oro. Difesa granitica con base Armando Picchi-Tarcisio Burgnich-Aristide Guarneri. Giacinto Facchetti attacca e difende sulla sinistra. Centrocampo con la regia di Suarez e la fantasia romantica di Mario Corso, l'uomo delle punizioni 'a foglia morta'. Attacco tutta velocità e tecnica con Alessandro Mazzola e Jair. Il 28 aprile 1963, a Torino, Juventus-Inter 0-1, rete di Mazzola, figlio di Valentino, stirpe granata. Lo scudetto è conquistato, comincia la leggenda, non solo italiana, che porterà i nerazzurri due volte sul tetto d'Europa e, contemporaneamente, due volte sulla vetta del Mondo. Contro tutto e contro tutti. Lo diceva Helenio Herrera, lo dimostra anche la storia moderna di F.C. Internazionale. Il 15° scudetto, quello del torneo 2006-2007, si può leggere tranquillamente come un nuovo atto di ribellione dei nerazzurri contro i luoghi comuni, contro i detrattori di ogni genere: la squadra di Roberto Mancini domina il torneo, riaggiorna tutti i record, dimostra sul campo che la forza della tecnica, abbinata a quella del gruppo e del carattere, è l'unico segreto dello sport. È lo scudetto che Massimo Moratti, la squadra e tutti i tifosi dedicano a Giacinto Facchetti, prima campione e poi presidente, bandiera di una fede nerazzurra forte come una storia: l'onestà.